“Perché faccio politica? Perché attraverso di essa farò del bene agli altri.”
Le parole di don Luigi Sturzo risuonano forti e contemporanee a distanza di tanti anni, parole che sono diventate spettacolo teatrale.
Don Luigi Sturzo in scena al Teatro Politeama di Caltagirone il 25 novembre con l’Appello ai Liberi e Forti, a 100 anni dalla sua diffusione e celebrare l’Anno Sturziano.
Il monologo “L’Appello ai Liberi e Forti di Luigi Sturzo” si inserisce nell’ambito delle iniziative promosse per la celebrazione del centesimo anniversario della fondazione del Partito Popolare Italiano.
Il testo è stato curato e adattato da Francesco Failla, direttore della Biblioteca e dell’Archivio Storico della Diocesi di Caltagirone, città in cui Sturzo è nato e vissuto fino all’inizio di un lungo esilio in Inghilterra e negli Stati Uniti durato oltre vent’anni.
Il monologo teatrale ha avuto il suo debutto il 5 luglio scorso in prima nazionale al Festival dei Due Mondi di Spoleto ed è stato replicato a Bologna e Siracusa con grande successo di pubblico e consensi. Il 19 dicembre sarà a Roma e sono previste nuove date in altre città d’Italia.
È un don Sturzo più intimo e privato, più immediato, anche nel linguaggio fruibile da un grande pubblico, con riflessioni personali e ricordi privati tratti dall’immensa mole dei suoi scritti.
Un secolo fa, il 18 gennaio 1919, la Commissione provvisoria del Partito Popolare Italiano, guidata da Luigi Sturzo, lanciava l’Appello ai «liberi e forti»
Rivolto a quanti, «uomini moralmente liberi e socialmente evoluti», erano disposti a impegnarsi a sostenere un progetto politico e sociale per l’Italia all’indomani della Prima guerra mondiale.
Il monologo “L’Appello ai Liberi e Forti di Luigi Sturzo”
La sera del 18 gennaio del 1919, dall’albergo Santa Chiara di Roma veniva diffuso l’Appello a tutti gli uomini liberi forti, con l’annesso Programma, in 12 punti, del Partito Popolare Italiano.
«A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà.»
Nell’Italia e nell’Europa tumultuosa, e irrequieta, della fine della Prima guerra mondiale, don Luigi Sturzo, dopo un lungo e intenso tragitto personale, in comunione con altri, inaugurava l’esperienza di un partito nazionale di ispirazione cattolica, ma laico, con caratteri programmatici e riformatori.
Da questo appello nasce lo spettacolo curato e adattato da Francesco Failla, direttore della Biblioteca e dell’Archivio Storico della Diocesi di Caltagirone.
«Per fare capire come questo sacerdote sia arrivato a elaborare il suo pensiero e la sua coscienza politica – spiega Francesco Failla – serve comprendere il suo rapporto con la famiglia e con la fede, la sua vocazione a migliorare la qualità della vita delle persone.
Attraverso il carteggio col fratello Mario vescovo di Piazza Armerina e la sorella Emanuela, ma anche da alcune cartoline inedite provenienti dall’esilio, dalle poesie – che chiama «i miei giovanili reati» – dalle opere teatrali e musicali, dai documenti relativi alla sua prosindacatura, emerge uno Sturzo appassionato, coinvolgente, concreto e immediato, capace a tratti anche di commuovere per la sua profonda umanità».
A interpretare don Luigi Sturzo in un monologo intimo, tra ricordi e riflessioni, è l’attore siracusano Sebastiano Lo Monaco,attore robusto uso a ruoli pirandelliani e classici, che riesce a dare immediatezza e calore alle parole di Sturzo.
“Credo che don Sturzo sia uno dei politici più contemporanei e attuali rispetto a quanto stiamo vivendo oggi – ha detto Sebastiano Lo Monaco – Sturzo cento anni fa parlava di libertà dei mari, di immigrazione e accoglienza, di mancanza assoluta di differenze tra etnia, di una sola razza creata da Dio.
Ed ancora di fare della politica non una ‘cosa sporca’ diceva, ma ‘un dono d’amore’. Sono parole scritte da un profeta”.
Presidente del Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo (CISS) di Roma.
«Lo stesso don Sturzo pensava al teatro come un mezzo per trasmettere la cultura del bene comune a gente che non sapeva né leggere né scrivere, basti pensare alla sua pièce del 1901 La mafia»
A parlare è Gaspare Sturzo, che ha fortemente voluto Appello ai liberi e forti per inserirlo nel progetto “Contro le Male Bestie”, promosso dall’Istituto Luigi Sturzo di Roma e dal CISS, destinato promuovere la cultura della legalità attraverso cinema, teatro e letteratura presso gli studenti delle superiori.
«La passione per il bene comune illuminata dalla fede cristiana il coraggio di assumere su di sé battaglie scomode – continua Gaspare Sturzo – ecco, dobbiamo passare ai giovani la lezione morale di Sturzo, perché, come diceva lui, le male Bestie divorano la libertà dei cittadini».
Il regista di questa piece teatrale è Salvo Bitonti, direttore dell’Accademia Albertina di Torino e le musiche originali sono state composte da Dario Arcidiacono, siracusano, da tempo trapiantato a Roma.
Sul palco sono disposti i mobili simili a quelli che arredavano le due stanze presso il Convento delle Canossiane a Roma in cui don Sturzo visse dal 1946 alla morte nel 1959: la macchina da scrivere Olivetti, la scrivania, l’attaccapanni, la sua sedia e una poltrona dove il sacerdote leggeva.
Teatro Politeama Caltagirone Lunedì 25 Novembre 2019 ore 20:30