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A una settimana dalla mancata qualificazione al mondiale di Russia 2018, Carlo Tavecchio,  presidente della Figc si è dimesso. Il numero uno del calcio italiano ha comunicato la sua decisone nel corso del Consiglio Ferderale. In conferenza stampa è una furia: «Vittima di ambizioni e sciacallaggi politici»

L’era di Carlo Tavecchio alla guida  della Figc (Federazione Italiana Giuoco Calcio) è arrivata al capolinea

A una settimana dalla mancata qualificazione al mondiale di Russia 2018, il numero uno del calcio italiano si è dimesso. Poche ore dopo la disfatta storica della nazionale italiana di calcio, che dopo 60 anni non è riuscita a qualificarsi al mondiale è stato chiesto al presidente della Figc di fare un passo indietro per dare un primo segnale concreto all’avvio di un processo di cambiamento di tutto il movimento calcistico italiano. Giovanni Malagò presidente del Coni (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) aveva dichiarato: «Se fossi Tavecchio mi dimetterei, non posso commissariare la Figc », subito dopo il Ministro per lo Sport Luca Lotti, senza nominare direttamente Tavecchio, commentava così il fallimento azzurro: «Non me lo aspettavo, è stata una giornata molto triste dal punto di vista sportivo. Il calcio va rifondato del tutto. È il momento di prendere delle scelte che forse negli anni passati non si è avuto il coraggio di prendere. Questo mondo va fatto ripartire dai settori giovanili fino alla Serie A».


In un primo momento a pagare per l’eliminazione choc dell’Italia è il solo commissario tecnico Gian Piero Ventura esonerato proprio da Tavecchio. Dopo una settimana anche il numero uno del calcio italiano si arrende alle pressioni arrivate dai vertici dello sport e dalla politica annunciando cosi le dimissioni in una conferenza stampa show.

È un fiume in piena Tavecchio:  rivendica con forza le riforme fatte e dà la colpa agli altri per non aver raggiunto la qualificazione mondiale: «Pago per Ventura, che non ho scelto io. Con un gol sarei stato un eroe».Termina cosi l’avventura di Tavecchio alla guida della Figc. Una vita legata al mondo dei dilettanti, di cui è stato presidente dal 1999 al 2014, poi la presidenza della Figc. Veniva eletto l’11 agosto 2014 per sostituire Abete che si era dimesso dopo la rovinosa spedizione della nazionale ai mondiali in Brasile. In tre anni di presidenza il calcio italiano non è riuscito a conquistare nessun titolo: i migliori risultati sono stati un quarto di finale agli Europei 2016 con la  nazionale di Conte e due finali di Champions della Juventus. La gestione Tavecchio sarà ricordata soprattutto per la mancata qualificazione della nazionale ai mondiali di Russia 2018, ma anche dalle tante, troppe, gaffes che hanno contraddistinto il suo periodo di presidenza.

 

Il primo scivolone arriva nel corso dell’assemblea dei dilettanti dove Tavecchio parla così dei troppi giocatori stranieri in Serie A

«Le questioni di accoglienza sono una cosa, quelle del gioco un’altra. L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che ‘Opti Poba’ è venuto qua che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così».

L’imbarazzo per quelle parole lo seguiranno ovunque.

Sul calcio femminile disse: «Siamo da sempre protesi a voler dare una dignità estetica alla donna del calcio. Prima si pensava che fosse handicappata rispetto al maschio per resistenza ed altri fattori, adesso invece abbiamo riscontrato che sono molto simili».

Ma non è finita qui. Sono arrivate anche le dichiarazioni antisemite e omofobe come quando commentando l’acquisto della sede della Lega Nazionale Dilettanti definì Cesare Anticoli “ebreaccio” aggiungendo: «Non ho niente contro gli ebrei, ma è meglio tenerli a bada». Poi riferendosi a un ex dirigente della Federcalcio: «Ma è vero che è omosessuale? Io non ho nulla contro, però teneteli lontani da me. Io sono normalissimo».

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